Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/130

82 i pensieri.


e l’altro è niente. Gente poco obbligate alla natura, perchè sono sol d’accidental1 vestiti, e sanza il quale potrei accompagnar a in li armenti delle bestie!

XXXIX. — contro gli umanisti.

So bene che per non essere io letterato, che alcuno presuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare, coll’allegale io essere omo sanza lettere. Gennte stolta! Non sanno questi tali eli’ io potrei, si come Mario rispose contro a’ patrizi romani, si rispondere, dicendo: - quelli che dall’altrui fatiche sè medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliano concedere?

Diranno, che per non avere io lettere, non potere ben dire quello, di che voglio trattare. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienzia, che d’altrui parole, la quale fu maestra di chi ben scrisse, e così per maestra la piglio, e quella in tutti i casi allegherò.

XL. — reverenza di leonardo per gli antichi inventori.

De’ cinque corpi regolari.2 Contro alcuni commentatori, che biasimano li antichi in

  1. della parte caduca dell’uomo, la figura esteriore.
  2. Ivi, lib. VIII, cap. XXVII, pag. 65-66 (100-101).