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d’uno dei mille. 85

Macchiette nel quadro grande, veggo quei Francescani che combattevano per noi. Uno d’essi caricava un trombone con manate di palle e di pietre, poi si arrampicava e scaricava a rovina. Corto, magro, sudicio, veduto di sotto in su a lacerarsi gli stinchi ignudi contro gli sterpi, che esalavano un odore nauseabondo di cimitero, strappava le risa e gli applausi. Valorosi quei monaci, tutti, fino all’ultimo, che vidi, ferito in una coscia, cavarsi la palla dalle carni e tornare a far fuoco.

Durante la battaglia, sulle alte rupi che sorgevano intorno a noi, si vedevano turbe di paesani intenti al fiero spettacolo. Di tanto in tanto mandavano urli che mettevano spavento ai comuni nemici.

Quando questi cominciarono a ritirarsi, protetti dai loro cacciatori, rividi il Generale che li guardava e gioiva. Gli inseguimmo un tratto; disparvero in una fondura; riapparvero, fuori di tiro, nella montagna, in faccia seguiti da un