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il passo di corsa, squillava con angoscia, come la voce della patria pericolante.

Il primo, il secondo, il terzo terrazzo su pel colle, furono investiti alla baionetta e superati: ma i morti e i feriti, che raccapriccio! Man man mano che cedevano, i battaglioni regi si tiravano più in alto, si raccoglievano, crescevano di forza. All’ultimo parve impossibile affrontarli piú. Erano tutti sulla vetta, e noi intorno al ciglio, stanchi, affranti, scemati. Vi fu un istante di sosta; non ci vedevamo quasi tra le due parti: essi raccolti là sopra, noi tutti a terra. S’udiva qua e là qualche schioppettata: i regi rotolavano massi, scagliavano sassate; e si disse che persino il Generale ne abbia toccata una.

A quell’ora mancavano già dei nostri molti, che intesi piangere dai loro amici: e vidi là presso, tra i fichi d’India, un giovane bello, ferito a morte, sorretto da due compagni. Mi pareva che si volesse lanciare innanzi ancora; ma