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192 | noterelle |
avvicinò la faccia alla grata; io baciai, baciammo quel ferro freddo e bevvi l’alito suo.
E me ne venni via fantasticando una camicia rossa e dei veli bianchi, nel polverio di una marcia al gran sole e l’ignoto: ed essa intanto è là dentro, dove domani e dopo e poi m’aspetterà...
Patriotti patriotti |
e canti e suoni e febbre, ricchi e poveri, tutti in processione a Castellamare, a buttar giù le muraglie chi con pali di ferro ciclopici, e chi con un martellino a polverizzare un pezzetto di calcinaccio, sin le signore della più fina nobiltà. Durarono giorni e notti; ora il castello è là smantellato. Giace come un gigante di poema eroicomico, lasciato supino, squarciato