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morti erano tanti, che ancora non so capire chi gli abbia potuti uccidere.
Il Carini mi mandò al Palazzo Pretorio per munizioni. Vi trovai il Sirtori. Munizioni non ve ne dovevano essere, perchè egli mi disse di rispondere al Carini, che il bastione si doveva conservarlo difendendolo all’arma bianca.
A Palazzo Pretorio mi parve regnasse un po’ di sconforto. Chi sa che notizie v’erano? Eppure la città oramai era tutta sollevata e risoluta a ogni estremo, piuttosto che a rivedere nel proprio seno il nemico. Me ne tornai al Carini colle mani vuote: egli capì e tacque. Più tardi mi rimandò. In Piazza Pretoria v’era tal folla che, come dice il Manzoni, un granello di miglio non sarebbe caduto a terra. Il Dittatore dal balcone a sinistra, quasi sull’angolo di via Maqueda, finiva un discorso di cui colsi le ultime parole: «... Il nemico mi ha fatto delle proposte che io credei ingiuriose per te, o popolo di Palermo; ed io sapendoti pronto a farti