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d’uno dei mille. 153

e intanto i giovinotti ci pigliavano di mano gli schioppi, discorrevano tra loro, si accendevano in faccia, ci invidiavano; ma il vecchio con un’occhiata li teneva a segno.

Uscimmo di la colla promessa di tornare, e appena fuori vedemmo una turba alla porta d’un fornaio. «Il forno dei Promessi Sposi! — dissi a Bozzani — bisogna correre che non lo saccheggino». E corremmo. Ma quella gente non faceva tumulto; pigliava i pani, pagava e se ne andava, facendo posto ad altra gente che sopravveniva. Un signore ci disse che dal giorno innanzi la sua famiglia non aveva mangiato, colta dalla rivoluzione senza provviste in casa. E soggiungeva: «Siete arrivati così di sorpresa!».

«Però siete contenti?» gli chiesi. — «Santo Diavolo; siete i nostri liberatori!»

Ce n’andammo, avviandoci ai Benedettini, dove era la nostra compagnia e ci abbattemmo nel cavallo del capitano Bovi, steso sotto un androne; quel povero cavallo che già aveva