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d’uno dei mille. | 149 |
Lo avevo visto poco prima lanciarsi tempestando addosso ad uno che, vedendolo ferito, aveva osato pregarlo di ritirarsi: e buon per colui che trovò una porta da ripararvisi. Era fuoco in faccia, impugnava un mozzicone di sciabola, si piantò dinanzi a noi e: «Su! venti uomini di buona volontà... tanto tra mezz’ora saremo tutti morti; andiamo al Palazzo Reale!» E contò i venti che già partivano con lui. Senonchè fu chiamato dal Generale, obbedì, ed entrò nell’atrio a consiglio. V’erano già alcuni signori palermitani e un prete; la città cominciava a scuotersi, a ruggire sordamente; da Castellamare si udì uno scoppio; la prima bomba rombò nell’aria e cadde, e fu una imprecazione che parve riempire il cielo.
Da quel momento campane a stormo per tutto, e una bomba lanciata ogni cinque minuti, pausa funebre e crudele. Verso le tre pomeridiane, i cittadini cominciavano a rovesciarsi per le vie! Noi, un po’ scorati nelle prime