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112 | noterelle |
Era illeso. Ma la sua povera bestia aveva una gamba spezzata. Passammo lasciando R... a dolersi sull’animale che strepitava nell’oscurità.
Ci avanzammo alla meglio, tastando la terra cogli schioppi, come una processione di ciechi. Il buio non poteva più crescere; il sentiero veniva mancando; camminavamo da due ore, non si era fatto un miglio: e non uno che potesse dire di non aver ruzzolato in quel macereto.
— Animo! Issa! Da bravi!»
Così sentimmo susurrare, arrivando a un punto, dove un viluppo d’uomini si affaccendava con corde e stanghe. Volevano tirar su da un pantano quella colubrinaccia sciagurata che portammo da Orbetello. «O lasciatela a giacere lì per sempre, che tanto, se capita di scaricarla, scoppia e ci ammazza mezzi!». Così stava per gridare in un impeto di buon umore, ma la parola mi rientrò. In quel gruppo v’era il Generale, vi era Orsini, vi era Castiglia, occupati a far portare a dorso d’uomini tutta la