Pagina:Da Ponte - Don Giovanni, 1867.djvu/35


35

÷

Gio.   Che grido indiavolato!

Leporello, che cos’è? (i suonatori partono in fretta)
Lep. Ah!... signor... per carità.,.
Non an...da...te fuor... di qua...
L’uom... di... sasso... l’uomo... bianco...
Ah padron... io gelo... io... manco...
Se vedeste... che... figura...
Se... sentiste... come... fa...
Ta ta tà ta ta ta ta. (imitando i passi del Com.)
Gio. Non capisco niente affatto;
Tu sei matto in verità (si batte alla porta)
Lep. Ahi sentite?
Gio.   Qualcun batte.
Apri.
Lep.   Io tremo...
Gio.   Apri, ti dico.
Lep. Ah!
Gio.   Per togliermi d’intrico
Ad aprire io stesso andrò, (prende il lume e la
spada sguainata, e va ad aprire)
Lep. (Non vo’ più veder l’amico:
Pian pianin m’asconderò (si cela sotto la tavola)

scena xviii.

Il Commendatore e detti.

Com. Don Giovanni, a cenar teco

M’invitasti, e son venuto.
Gio. Non l’avrei giammai creduto
Ma farò quel che potrò.
Leporello, un’altra cena
Fa che subito si porti
Lep. Ah! padron.. Siam tutti morti... (facendo capolino di
sotto alla tavola)
Gio. Vanne dico. (tirandolo fuori)
Com.   Ferma un po’, (a Lep. ch’è in atto di partire)
Non si pasce di cibo mortale
Chi si pasce di cibo celeste
Altre cure più gravi di queste,
Altra brama quaggiù mi guidò
Lep. (La terzana d’avere mi sembra...
E le membra - fermar più non so.)
Gio. Parla dunque: che chiedi? che vuoi?
Com. Parlo, ascolta più tempo non ho.
Gio. Parla, parla: ascoltando ti sto.

Com. Tu m’invitasti a cena:
Il tuo dovere or sai
Rispondimi: verrai
Tu a cenar meco?.
Lep.   Oibò!
Tempo non ha.. scusate
(da lontano sempre tremando)
Gio. A torto di viltate
Tacciato mai sarò.
Com. Risolvi.
Gio.   Ho già risolto.
Com. Verrai?
Lep.   Dite di no.