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Gio. Versa il vino, (i suonatori cangiano la musica)

Fra i due Litiganti.
(alludendo ad altr’opera di questo titolo)
Lep. (Eccellente marzimino? (bevendo e mangiando
Questo pezzo di fagiano di nascosto)
Piano, piano vo’ inghiottir,)
Gio. (Sta mangiando quel marrano,
Fingerò di non capir.)
Lep. Questa poi ben la conosco. (ai suonatori, che
Gio. Leporello! di nuovo cangiano motivo)
Lep. Padron mio.) (col boccone in gola)
Gio. Parla schietto, o mascalzone.
Lep. Non mi lascia una flussione
Le parole proferir
Gio. Mentre io mangio, fischia un poco.
Lep. Non so far.
Gio.   Cos’è?
Lep.   Scusate. (mangiando)
Sì eccellente è il vostro cuoco.
Che lo volli anch’io provar.
Gio. (Sì eccellente è il cuoco mio,
Che lo volle anch’ei provar.)

scena xvii.

Donna Elvira, e detti.

Elv. L’ultima prova

Dell’amor mio
Ancor vogl’io
Fare con te.
Più non rammento
Gl’inganni tuoi;
Pietade io sento (s inginocchia)
Gio. Lep. Cos’e? cos’è?
Elv. Da te non chiede
Quest’alma oppressa
Della sua fede
Qualche mercè
Gio. mi meraviglio!
Cosa volete? (per beffarla s’inginocchia)
Se non sorgete,
Non resto in piè.
Elv. Ah! non deridere
Gli affanni miei.
Lep. (Quasi da piangere
Mi fa costei.)
Gio. Io te deridere! (alzandosi)
Cielo! e perchè?
Che vuoi, mio bene? (con affettata tenerezza)
Elv. Che vita cangi.
Gio. Brava!(beffandola)
Elv.   Cor perfido!
Gio. Lascia ch’io mangi;
E, se ti piace,
Mangia con me.
Elv. Restati, barbaro!
Nel lezzo immondo,
Esempio orribile
D’iniquità. (parte)
Lep. (Se non si muove
Al suo dolore.
Di sasso ha il core,
O cor non ha.)
Gio. Vivan le femmine!
Viva il buon vino!
Sostegno e gloria
D’umanità.

Elv. Ah! (di dentro: poi traversando la scena fuggendo
Gio. Lep. Che grido è questo mai!esce da un’altra parte)
Gio. Va a veder che cos’è stato.
Lep. Ah! (di dentro, e tornando impaurito)