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Gio. Per te.

Lep.   Va bene,
Gio.   Per la mano
Essa allora mi prende.
Lep.   Ancora meglio
Gio. M’accarezza, m’abbraccia.
Caro il mio Leporello!
Leporello mio caro!... Allor m’accorsi
Ch’era qualche tua bella.
Lep.   (Oh maledetto!)
Gio. Dell’inganno approfitto; non so come
Mi riconosce: grida; sento gente,
A fuggire mi metto, e, pronto pronto,
Per quel muretto in questo loco io monto
Lep. E mi dite la cosa
Con tale indifferenza?’
Gio. Perchè no?
Lep.   Ma se fosse
Costei stata mia moglie?
Gio. (ridendo forte)                Meglio ancora!
Com. Di rider finirai pria dell’aurora.
Gio. Chi ha parlato? (a Lep.)
Lep. (estremamente impaurito) Ah! qualche anima
Sarà dall’altro mondo.
Che vi conosce a fondo.
Gio.   Taci, sciocco!
Chi va là? chi va la? (mette mano alla spada)
Com.   Ribaldo audace
Lascia a’ morti la pace.
Lep. (tremando)           Ve l’ho detto?...
Gio. Sarà qualcun di fuori,.
Che si burla di noi...
Ehi? del Commendatore
Non è questa la statua? Leggi un poco
Quella iscrizion.
Lep.   Scusate...
Non ho imparato a leggere
A’ raggi della luna.
Gio.   Leggi, dico.
Lep. Dell’empio, che mi trasse (leggendo)
Al duro Passo estremo
Qui Attendo la vendetta.... Udiste?... Io tremo:
Gio. Oh, vecchio buffonissimo!
Digli che questa sera
L’attendo a cena meco.
Lep. Che pazzia! Ma vi par... Oh Dei! mirate
Che terribili occhiate egli ci da....
Par vivo... par che senta...
E che voglia parlar...
Gio.   Orsù, va là.