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Elv. Ah ! sopra lui si sfoghi il mio furor.

Zer. Stelle! in qual modo si salvò il briccone?
Elv. L’avrà sottratto l’empio suo padrone.
Zer. Fu desso senza fallo: anche di questo
Informiam don Ottavio: a lui si aspetta
Fa per noi tutti, o domandar vendetta. (partono)

scena xiv

Recinto con statua del Commendatore, Don Giovanni poi Leporello.

Gio. Ah! ah ! ah! questa è buona! (ridendo)

Or lasciala cercar. Che bella notte!
È più chiara del giorno; sembra fatta
Per gire a zonzo a caccia di ragazze.
È tardi. Oh! ancor non sono (guarda l’orologio)
Due della notte. Avrei
Voglia un po’ di saper com’è finito
L’affar tra Leporello e donn’Elvira.
S’egli ha avuto giudizio...
Lep. Alfin vuole ch’io faccia un precipizio.
(È desso.) Leporello!
Lep.   Chi mi chiama?
Gio. Non conosci il padrone?
Lep. Così no ’l conoscessi!
Gio.   Come, birbo?
Lep. Ah ! siete voi scusate.
Gio.   Cos’è stato?
Per cagion vostra io fui quasi accoppato.
Gio. Ebben non era questo
Un onore per te?
Lep.   Signor, ve ’l dono.
Gio. Via, via, vien qua. Che bella
Cosa ti deggio dire!
Lep. Ma cosa fate qui?
Gio.   Vieni, e 11 saprai,
Di tante storielle.
Che accadute mi son da che partisti,
Ti dirò un’altra volta: or la più bella
Ti vo’ solo narrar.
Lep.   Donnesca al certo.
(rende il cappello ed il mantello al padrone e riprende
quelli che aveva seco cambiato)
Gio. C’è dubbio? una fanciulla
Bella, giovin, galante
Per la strada incontrai; le vado appresso,
La prendo per la man; fuggir mi vuole,
Dico poche parole: ella mi piglia
Sai per chi?
Lep.   Non lo so.
Gio.   Per Leporello.
Lep. Per me?