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Zer. (tira fuori dalla saccoccia un rasoio)

Siedi, o con queste mani
Ti strappo il cor, e poi lo getto ai cani.
Lep. Siedo, ma tu di grazia
Metti giù quel rasoio:
Mi vuoi forse sbarbar?
Zer.   Sì, mascalzone,
Io ti vo’senza sapone.
Lep. Eterni Dei!
Zer.   Dammi la man! (Lep. esita
  La mano.
L’altra. (minacciandolo)
Lep.   Ma che vuoi farmi?
Zer. Voglio far... voglio far quello che parmi!

Lep. Per queste tue manine
Candide e tenerelle,
Per questa fresca pelle,
Abbi pietà di me!
Zer. Non v’è pietà briccone,
Son una tigre irata,
Un aspide, un leone,
No, no, non v’è pietá.
Lep. Ah! di fuggir si provi...
Zer. Sei morto se ti muovi.
Lep. Barbari ingiusti dei!
In mano di costei
Chi capitar mi fè!
Zer. Barbaro traditore! (lo lega con una corda sulla sedia)
Del tuo padrone il core
Avessi qui con te.
L. Deh! non mi stringer tanto,
L’anima mia sen va.
Z. Sen vada o resti, intanto
Non partirai di qua!
L. Che strette, o Dei,che botte!
È giorno ovver è notte?
Che scosse di tremuoto!
Che buia oscurità!
Zer. Di gioia e di diletto
Sento brillarmi il petto,
Così, così, cogli uomini,
Così, così si fa. (parte)

scena xii.

leporello seduto e legato.

(ad un contadino che passa in fondo della scena)

Amico, per pietà, un po’d’acqua fresca,

O ch’io mi moro! Guarda come stretto
Mi legò l’assassina!
Se mi potessi liberar coi denti...
Venga il diavolo a disfar questi gruppi!
Io vo’ veder di rompere la corda...
Come è forte! Paura della morte,
E tu Mercurio, protettor de’ladri,
Proteggi un galantuom.
Coraggio! (fa sforzi per sciogliersi, ma non vi riesce
  Bravo! Pria che costei ritorni del tutto)
Bisogna dar di sprone alle calcagna,
E strascinar se occorre una montagna.
(corre via trascinando seco la sedia)

scena xiii.

Donna Elvira e Zerlina

Zer. Signora, andiam. Vedrete in qual maniera

Ha concio il scellerato.