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abbondantemente le spese e le cure. Ma la mia buona sorte fece di piú a mio vantaggio. Per comodo di quegli spettatori che non si conoscono molto del nostro idioma, è l’uso in America di porre in vari magazzini e botteghe il libretto del dramma che deve rappresentarsi la sera. Io n’avea posto alcuni in certo botteghino, dove i biglietti del lotto vendevansi ; nel quale entrando io una mattina: — Signor Da Ponte — disse a me il bottegaio, — mandateci tosto degli altri libri. Ne avevamo ancora sedici, e gli abbiamo venduti ier sera: ora vi pagherò sei piastre. Sedete. — Mentre stava contando il danaro, mi si affaccia agli occhi uno scritto, che dice: «Domani si cava il lotto, e il biglietto costa sei talleri». — Ebbene — diss’io allora, — datemi un biglietto, e tenetevi quel danaro. — Fece cosí. Misi quel biglietto nella tasca e andai a casa. Era quella la prima volta ch’io avevo aperto la porta alla fortuna, spendendo alcun danaro a quel gioco; e tanto poco io sperava ch’ella v’entrasse, che il sonno d’una sola notte m’aveva fatto dimenticar affatto il mio esperimento. Verso sera però, mentre io stavo al desco scrivendo, odo picchiar replicatamente con urli di gioia la porta della mia casa; aperta la quale, entrar veggio un domestico di quel botteghino, che m’annunziava la vincita di cinquecento piastre. Avvezzo a’ rabbuffi e poco a’ favori della sorte, durai fatica a prestargli fede ; ma, trovando ch’era la veritá, regalai alcune piastre all’amico domestico, benedicendo Mozzart, Don Giovanni , il teatro e i botteghini del lotto. Andai tre di dopo a riscuotere quel danaro, alla vista del quale un solo pensiero occupò tutto il mio spirito; e fu quello di usarne intieramente in acquisti di nuovi libri, onde stabilire una scelta, se non numerosa, pubblica biblioteca nella cittá. Fu allora che trassi da varie cittá d’Italia un buon numero di belle e costose opere, tra le quali Rerum Italicarum scriptores di Lodovico Muratori, monumento glorioso della sapienza italiana, e il raro’ raro Giornale di Apostolo Zeno, e l’opere del Visconti, e quelle del Winckelmann, e le Memorie della societá italiana , e quelle di Torino, oltre le piú magnifiche edizioni di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Credei che il Collegio