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lo pagammo; e il Don Giovanni andò in scena. Non m’ingannai nelle mie speranze. Tutto piacque, tutto fu ammirato e lodato: parole, musica, attori, esecuzione; e la bella, spiritosa e amabile figlia nella parte di Zeriinetta tanto si distinse e brillò, quanto impareggiabile parve il padre in quella di don Giovanni. Diverse per veritá furono le opinioni del pubblico sul merito trascendente di questi due rari portenti del regno filarmonico. Chi preferiva Rossini, chi l’alemanno, né saprei veramente dire se piú partigiani ebbe IL barbiere di Siviglia o il Don Giovanni. Bisogna osservare però che Mozzart, o perché piú non è o perché non di razza italiana, non solamente non ha nemici, ma balzato pel sommo suo merito al cielo dagl’imparziali e dagl’intendenti; ove il Rossini ha un partito numerosissimo di nemici, altri perché invidiosi della sua gloria, ed altri pel cacoete maligno o per l’istinto malnato di criticar e di biasimare quanto ha di piú maraviglioso l’Italia. Vo’ narrar qui una storiella, che fará ridere un pochino il mio buon lettore. Mi trovai un di a caso a crocchio letterario con quattro sapienti di quattro nazioni. Uno di questi era spagnuolo, un altro francese, il terzo tedesco e il quarto americano. Ognuno, com’era cosa naturalissima, alzava al di lá di Saturno la lingua e le lettere del suo paese. Don Chisciolle , dicea lo spagnolo, vai quanto valeva tutta la libreria del re di Francia, ch’era, per quanto dicono, la piú bella e la piú ricca del mondo. Il francese dava il vanto stesso a Voltaire, sommo epico, sommo lirico e sommo tragico. Al tedesco bastava Klopstock e Goethe; e le novelle di Cooper e la Colombiade all’americano! Voleva dir qualche cosa anch’io de’ nostri scrittori: ma, appena per parlar la bocca apersi, che que’ quattro sapienti s’alzarono e con un risolino sardonico si misero in atto d’andarsene. Vicino alla porta un d’essi cosí parlò (mi dispiace doverlo dire, era questi l’americano (0): (i) Era di Boston 1