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foro. Entrò il figlio mio il 18 d’aprile dell’anno iSr9 nel liceo d’un uomo sperimentato; e questi, innamorato, come diceva, de’ suoi rari talenti, prese tal cura di lui, che i progressi suoi di sei mesi soli furono senza esempio. Fui dunque piú fortunato nella mia scelta che non fu il padre mio in quella del rustico pedagogo dalle nocche callose, i cui vestigi ancor porto sulla incanutita mia fronte. Avendo a ciò provveduto, andai a far la mia prima visita al signor Carlo Clemente Moore, come quello che tenne e terrá sempre il primario loco tra i miei allievi e benefattori; indi al suo egregio cugino Nataniello e a tutti i diversi membri delle lor venerate famiglie. Le loro graziose accoglienze risposero pienamente alla mia ben fondata aspettazione; ma i lor maneggi a vantaggio mio sorpassaron d’assai le mie speranze medesime. In men d’otto giorni ebbi dodici de’ piú svegliati gioveni e ’damigelle della cittá da instruire nella «dolce (avella», e, tra queste, due spiritosissime sorelle della protettrice famiglia (0, che sono e saranno sempre uno de’ piú leggiadri ornamenti del mio toscano giardino. Animate dalle loro sollecitazioni e piú ancora dal loro esempio, molt’altre persone della cittá aumentavano di giorno in giorno il numero de’discenti: sicché in meno d’un mese ebbi dodici damigelle e altri tanti gioveni da ammaestrare. Non fummi allora difficile disfarmi di que’ volumi ch’avea meco recati da Filadelfia, ottanta de’ quali ebbi la gioia di dividere tra i piú addottrinati di quegli allievi, che con lodevole gara e pari diletto li lessero e gli studiarono; e i sessanta, che ancor rimanevano, gli offriron in dono per mio consiglio alla pubblica biblioteca della cittá, che, ricca de’ tesori greci e latini, non aveva ancor dato un loco ne’ suoi scaffali a quelli della lor inclita primogenita. In segno della mia riconoscenza e per non essere da meno degli altri, vi depositai anch’io a un tempo (1) Una di queste sorelle è ora sposa del signor L De Rhatn. Alla pubblicazione di questo volume sarann’entn.mbi in Italia. Tutti quelli, ch’avranno la sorte di vederli, non negligano, gli scongiuro, d’onorarli e di festeggiarli, come due luminose colonne dell’italiana favella in America.