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m’afflisse molto. Io lo giudicai buffo comico in tutto, anche nel comandare. Il fatto pruovò che non mi sono ingannato. Il suo tuono di voce, l’imperatorio voglio e non voglio, e un non so che di pomposo negli atti, che tenea di don Magnifico Cenerentolo, non potea se non muover al riso chiunque lo vedea dominare. All’inaspettato suo annunzio io non sapea che rispondere. Tacqui per pochi istanti, e, facendo forza a me stesso, repressi i movimenti di collera e mi contentai di dirgli, con placidezza: — E che farò io a Filadelfia? — Oh! vi porremo a mesata e vi daremo un beneficio — mi rispos’egli con gioia. Sarei morto presto di fame, se non avessi avuto di che cibarmi se non del pane comperato colle mesate o colla benefiziata preconizzatami dal signor Ernesto Orlandi. Io non aspettava né desiderava né l’una cosa né l’altra. Mi piace però che si sappia dal mio lettore che tanto questa come tutte l’altre offerte di questo abile timoniere andarono in fumo per me. Accorgendomi dunque ch’io non aveva a che fare con un Aristide, mi disposi a tornare a New-York. Volli però, innanzi di partire, procurar di riscuoter le due cambiali che da tanto tempo scadute erano. L’Orlandi ne parlò a’ due artisti principali, come quelli che erano divenuti, per uni versai voto, nuovi compagni suoi nella dittatura (mostrandosi ognun persuaso, per tale scelta, che ne sapesser assai piú di me), e vi fu chi rispose: — Vedrem come e perché si diedero queste cambiali al Da Ponte ; e poi questo è un debito dell’impresario e non della compagnia. — Horresco referens! Non posso perciò proferir il nome della persona che proferiva queste parole! Piacciavi ora, signori artisti (e parlo a’ primari della compagnia), badare alle cose che voglio dirvi, e rispondetemi secondo i principi della vera onestá e della giustizia sociale; e, se non vi sembra proprio rispondere a me, rendete conto a un discreto pubblico delle vostre operazioni e pretese.

Qual fu il vero stimolo che vi fece chiedere o accettare una scrittura dal Montresor per venire a cantare in America? Non fu certo un salario anticipato, che aspettavate da questa cittá, perché io, promotore ed autore dell’arrivo vostro, chiaramente