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eternare la mia memoria nelle ricchezze della mia patria b). — lí! se la fortuna m’avesse cosí favorito de’ doni suoi, come la natura m’empiè di sensi onorati, di patrio affetto e di amor verace del bene, senza chiedere, senza aspettare la benefica gara de’ miei allievi o la munificenza de’ cittadini, avrei giá dato una seconda prova del disinteressato mio zelo, e da lungo tempo, in New-York e nel suo nobile territorio, per opera solo di questo ottuagenario vegliardo, «decus et venerabile nomea Italiae starei vaiumque arx alta maneret». (i) Le scienze, le lettere e le belle arti muoiono intieramente o languiscono almeno ne’ tempi calamitosi delle nazioni, nelle guerre intestine e nelle grandi rivoluzioni. In Italia nulladimetio, che non fu forse mai né tanto avvilita né tanto oppressa quanto lo fu da quarant’anni in qua e quanto lo è attualmente, sorsero e sorgono tuttavia de’ geni straordinari, un solo de’ quali basterebbe a immortalare una nazione ed un secolo. Nominerò quindi con patria esultanza un Parini, un Canova, un La Grangia, un Alfieri, un Visconti, un Foscolo, un Monti, ed un Pindemotite, per tacer di cent‘altri ancora viventi, «lucida Jlaliae alque orbis siderei» ; e non esiterò a collocare tra quest; un giovane fiorentino, il signor Giovali Battista Niccolini, in cui credo di poter coraggiosamente dire: — Aífieríi musa resurgit .— Scrisse varie tragedie lodale moltissimo da’conoscitori ; ma il suo Foscarini è veramente ammirabile. I fiorentini a giusto diritto gli decretarono una medaglia. Questo è un tributo d’onore dovuto al merito d’un gian genio. Che cosa decreteranno a me per aver ne’ miei vecchissimi giorni aperto una nuova e piú intentata navigazione tra i fiumi dell’America e l’Arno?