Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/110

affetto, di novitá tutta tragica nel Guarini, nel Tasso stesso, nel Metastasio, nell’Alfieri. Potrei ancor far mostra di mille e mille bellezze liriche, che brillano in una nobilissima schiera di moderni poeti, che voi ben conoscete; bellezze che da un secolo in qua rendono oggetto di particolare ammirazione un Manfredi, uno Zappi, un Frugoni, un Savioli, un Gozzi, un Parini, un Mazza, un Labindo, un Cesarotti, un Varano, un Casti, un Foscolo, un Manzoni e i due sommi Nestori del toscano Parnasso, Ippolito Pindemonte e Vincenzo Monti! E, se volessi passare da’ giardini de’ poetici fiori a’ campi ubertosi delle scienze e dell’arti, qual messe gloriosa non potrei cogliere, e sfidar baldanzosamente tutti i nemici del nostro nome a far vedere altrettanto? Chi agguaglia, potrei dire, in profonditá ed altezza d’ingegno l’«ape fiorentina» (ché di tal nome onorò il dotto Young, nella sua Storia d’Atene, Nicolò Machiavelli (ú)? chi in perspicacia e acutezza di mente inventrice pareggiò un Galileo? chi un Marchi nell’architettura militare, un Palladio nella civile, un Cavalieri, un Tartaglia, un Falloppio, un Castelli, un Torricelli, un Malpighi, un Viviani, un Cisalpini, un Cassini nella matematica, nell’algebra, nell’astronomia, nella chirurgia, nella notomia, nella medicina? E fini forse in questi la letteraria gloria degl’italiani? Hanno forse potuto le oppressioni, le carcerazioni, gli esigli, la privazione della pace e de’ mezzi, occasionata dalle esazioni, dalla continuazione delle guerre, daU’armate presidiane, hanno forse tanti mali distrutto o scemato il foco, l’amore del sapere ne’ discendenti di que’ grandi uòmini? Gettate gli sguardi sulle storie letterarie del mio paese; osservate quale e quanta è la luce di quegli scrittori, che da quasi sei secoli in ogni ramo del vero sapere (i) A imitazione di Senofonte, che chiatnavasi I’«ape ateniese», chiamò Young il Machiavelli I’«ape fiorentina»; e, per lodare Tucidide, asserí che il suo libro proemiale si poteva solo comparare al primo libro delle Storie fiorentine del mentovato Machiavelli. Un dottissimo inglese non esitò a dichiararlo superiore allo stesso Bacone. Quanti de’ nostri critici hanno letto, studiato e inteso questo nostro scrittore? Unust vel duo? Eppure si ardisce giudicar delle nostre letterei Non è questo un voler parlar dell’astronomia senza aver mai veduto il sole?