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squisito per la poesia, e pel Cotta, pel Lemene e per Bernardo Tasso aveva una spezie di santa venerazione. Parca leggere con piacere anche i versi miei. Ma in breve tempo m’accorsi che Mazzolá non aveva gusto ch’io scrivessi o divulgassi in Dresda alcun verso: voleva piuttosto farmi passar per improvvisatore, mestiero allora divenuto alla moda anche in Germania. Aveva la sua ragione, ed io non era né cieco, né ingiusto, né ingrato. Avendo tuttavia scoperto il diletto del padre Huber nel leggere i bellissimi salmi di Bernardo Tasso, pensai che non potesse dispiacere all’amico mio. s’io ne componeva alcuni per far cosa grata al comune amico, essendo questi d’un genere di poesia tutta diversa dalla teatrale. Ne composi sette, li lessi a Mazzolá, e fu il primo egli a consigliarmi di darne copia al padre Huber, anzi ili dedicarglieli. Non mancai di seguire il suo consiglio. Mazzolá stesso ne fu il portatore. Fu Huber assai grato alla mia offerta e li diede ei medesimo al primo ministro ed all’elettore. Fui lodato e regalato da tutti tre; e i loro regali, per lo piú peeuniari. per dire il vero, giunsero assai a tempo.

Ripubblico qui cinque di questi salmi, essendo questo il lor proprio loco; e desidero che il mio leggitore ritrovi in questi qualche compenso della noia recatagli da tant’altri versi ch’io pubblicai in questa Vita. I quali versi io gli ho pubblicati non giá perché li credessi degni di qualche lode, ma perché da quelli in gran parte lo sviluppo dipendeva di molti eventi importantissimi della mia vita. Tale lusinga in me nasce dall’accoglimento favorevole che a questi salmi fu fatto da vari letterati italiani, tra’ quali citerò con orgoglio Ugo Foscolo, quel raro mostro di sapere e d’ingegno, ch’osa gareggiar con Alfieri e Monti nel tragico e che forse li vince nH lirico entrambi. Ei lodò questi salmi, et erit miái magnus Apollo.