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Ve lo scrissi e vi assicurai che non avrei mancato alle mie promesse; ed, essendo da pochi di in qua i! principe Antonio, fratello del nostro elettore, rimasto senza secretario, aveva giá stabilito di parlare per voi al primo ministro: lo farò di buon grado e con maggior gusto or che qui siete venuto. — Rimasi il rimanente di quella serata con lui, procurando di celar il mio vero imbarazzo. Quando andai a casa, recatomi in me stesso, procurai di sviluppare novellamente quella matassa.

— Mazzola — diceva io — mi scrisse una lettera da Dresda eli’ io non ho ricevuto. Ne ho però ricevuto un’altra, che per ignota mano era scritta, colla soscrizione di quell’amico. Non potrebbe nascer sospetto che quella soscri/ione fosse falsificata? Ma (dii poteva ciò fare? chi? Colletti! Io l’ho smascherato co’versi miei, io gli era una continua spina negli occhi, finché dimorava in Gorizia: se per qualche accidente o artefizio gli ò capitata in mano la vera lettera ili Mazzola, non può averne egli imitato il carattere, e, acchiudendo il foglio suo nel foglio della soprascritta, su cui eravi il segno della posta di Dresda, avermi fatto tal tradimento? — Riesaminai allora attentamente la detta lettera, e parvemi di scorgere veramente qualche diversitá nel carattere, e un doppio sigillo, e di qualitá assai diversa il foglio della soprascritta da quella del foglio acchiusovi, il quale portava, per colmo dei sospetti, l’impronta d’un cartolaio di Gorizia. Aveva, oltre a ciò. favorito costui la mia partenza per Dresda e acceleratone in vari modi il momento. Conchiusi dunque in me stesso avermi fatto U Colletti quel brutto gioco, e fino al di d’oggi non ebbi occasione di discrederlo. La provvidenza volle però che non avesse per me quelle conseguenze fatali che aveva sperato colui. Parve al contrario che si servisse di quello la mia fortuna per condurmi a uno stato di vita, in cui avrei trovato una permanente felicitá, se non distruggeva la morte immatura del troppo tardi conosciuto e non mai abbastanza pianto Giuseppe, colle speranze del mondo, le mie. Non partii nulladimeno dalla Sassonia, sebben non riuscisse a Mazzolá d’ottenermi l’impiego alla corte. Io era trattato da lui con tanta ospitalitá, liberalitá ed amicizia, che non aveva