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illustre famiglia veneta, pel solo piacere (Tessermi vicino. Non è facile dire qual fu la mia gioia, quando m’accorsi esser libero delle mie vergognose catene. Tali erano veramente le mie. Colei, che per tre anni continui mi tenne avvinto e ch’io anche in lontananza seguitava ad amare ferventemente, si diede in braccio, pochi di dopo la mia partenza, a novello amante, e non ebbe ribrezzo di por la mia vita a repentaglio in mano del mio iniquo rivale, per assicurarlo, con ciò, d’aver ella cessato d’amarmi.

Era solita questa donna scrivermi ogni di da Venezia, non ommettendo nelle sue lettere artifizio né frase, ch’atta credesse ad assicurarmi della sua tenerezza e costanza. Il primo di di gennaio mi scrisse queste poche parole:

Lorenzo, se amate l’onor mio e la mia vita, venite subito a Venezia. Verso le dieci di notte mi troverete da mia cugina. La vostra fedele amica.

Alla lettura di questa, corsi senza indugi alla posta, presi un calessino ed andai a Mestre. L’eccessivo freddo di quell’anno avea fatto gelar le lagune, e non fu che a prezzo di molto oro e dopo molta fatica che mi riusci di farmi aprir un passo da quattro giovani e robusti gondolieri, da Mestre a Venezia. Erano giá vicine le dodici della notte, quando approdai alla riva del palazzo, dove la mia Origille trovavasi. La porta di quello era chiusa. Nell’appressare al battitoio la mano, sento un’altra mano, che, con somma violenza tirandomi pei mantello, in cui io era imbacuccato, mi trascina quasi per forza qualche passo lontano, e odo ad un tempo stesso una fioca voce che dice: — Sior paro usiti, no atidé lá drento, per caritá! — Era il mio vecchio servo, che, da Venezia partendo, aveva io lasciato a quella rea femina, e che al lume delle pubbliche lanterne, o piuttosto al suon della voce, mi venne fatto di riconoscere. Non lasciandomi tempo di rispondergli, continuò a trascinarmi seco, finché giungemmo all’altra parte del ponte, a’ piedi del quale era situato il palagio indicatomi nella lettera. Quando gli parve d’essere in loco sicuro: — Sappiate — mi