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chiunque. L’a tra era grandicella anzi che no e d’un’aria maestosa e venerabile. Fra alquanto brunetta, con occhi e capelli assai neri, e, benché le sue forme non fossero regolarissime, pur si accordavano si bene insieme, che formavan un tutto maravigliosamente bello c piacevole. Queste bellezze erano animate dalle grazie d’uno spirito coltivato, da una borsa di doppie e da una cassetta di diamanti, che non ebbe difficoltá di mostrarmi. Io era dunque in una guerra fierissima c on me medesimo. Sentiva che il mio core era piú alla prima inclinato, come quella che piú lungamente dell’altra io aveva amato; ma la ragione si dichiarava per l’altra, che pur soinmarhente piacevami e con cui giudicava dover esser piú felice.

Mentre stava sospeso ed irresoluto sulla mia scelta, un trasporto geloso della veneziana mi fece risolver per l’altra. Erano passati non tre, ma otto giorni dal mio ritorno a quella capitale. Io non mancava di andare piú volte al giorno a far delle visite alla Matilda. Rimasi una sera alquanto piú tardi del solito con lei. Mi disse al partire: — Caro Da Ponte, bisogna finirla: o domani partiremo da Venezia, o me ne andrò in un convento. — Le giurai di contentarla il di dopo, di dirle cioè quel che pensava di fare. A casa trovai il diavolo scatenato. Mi venne incontro l’Angela con uno stiletto nelle mani, e non so veramente se voleva ferire me o se medesima. Mi venne fatto di disarmarla; ma quell’atto mi fece orrore. Ruppi quell’arme e mi ritirai nella mia stanza. Vi venne anch’ella un minuto dopo, e si fece la pace. Andò quindi a dormire; ma io uscii di casa novellamente e andai all’albergo della napolitana, risoluto di partire con lei e di proporle Ginevra o Londra per suo e mio rifugio. Non erano ancora suonate le due dopo la mezzanotte.

Picchiai piú volte con le mani e co’ piedi la porta, prima che si venisse ad aprirmi. Discese alfine una vecchia, che abitava con lei in carattere di cameriera, e mi narrò lagrimando come, pochissimo tempo dopo esser io partito, il ministro degli inquisitori di Stato, accompagnato da alcuni sbirri, aveva cavata dal letto quell’infelice, presi tuttti i bauli e condottala in una gondola. il mio dolore fu eccessivo. Il mistero, onde quel tribunale