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colla colta ed eloquente penna i suoi saggi compatriotti utilissima cosa essere a’coltivatori delle umane lettere l’unir a’greci e latini tesori le preziose gemme dell Arno !

Tra un gran numero di prose e di poesie de’ piú chiari ingegni d’Italia, clic l’ardente suo zelo per la gloria letteraria di quel paese ripubblicò in leggiadrissima forma e co’ nobili caratteri bulmeriani, la sua infinita bontá per me non ebbe ribrezzo di pubblicare quella stessa canzone, che fu l’origine fortunata della nostra conoscenza, e di corredarla di bellissime note ed osservazioni, in veritá tali, che indotto forse avrebbero me medesimo a crederla cosa buona, se non sapessi per prova che quanto sogliono deturpare il bello ed il buono l’anime guidate dall’invidia, altrettanto l’accrescono ed ingrandiscono quelle che si lasciati gabbare da una soverchia benevolenza, lo non posso però non sentir il peso e il valore di tanta bontá; e per quanto il precetto «uosa’ tc ipsum» m’impiccolisca agli occhi miei, altrettanto le lodi d’una bocca si venerabile mi fanno spessissimo inorgoglire. Mentre tutto arrideva alle fatiche e alle viste mie, caddi sgraziatamente in due falli, che dopo tutto apportarono la miseria e la desolazione nella mia famiglia e mi condussero alla piú fiera disperazione. Il primo fallo fu quello d’imbarazzarmi con Domenico Corri, uomo di buon talento nella musica, ma leggero visionario e qualche volta bugiardo. La necessitá d una stanza capace di contenere tutti i miei volumi, che ascendevano allora al numero di dodicimila, e piú ancora l’ottima situazione della casa dov’egli abitava, m’indussero a prendere in affitto parte della sua bottega, ch’era vastissima, e aitine tutta la casa. Egli componeva della buona musica ; il famoso Dussek era suo socio e suo genero, e le sue bellissime suonale si vendevano nella bottega di questo Corri con tacile smercio ed a cari prezzi.

Ad onta di questo, tanto Corri che Dussek erano carichi di debiti e pareva che né l’uno né l’altro avesse senno bastevole da condur bene le cose. Sedotto da molte belle apparenze, e molto piú dalle parole e promesse loro, entrai con entrambi in una spezie di societá, mi caricai di tutti i loro debiti, cui pagai puntualmente; ma in men di sei mesi mi trovai ingollato in un