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tenero figlio dalla sepoltura d’amata madre. Andai allora alla Piazzetta.

Avvicinandomi al mercato del pesce, ne chiesi il prezzo, per sapere se anche su quel dono del mare avevano messo novelle imposte. Un vecchio con volto pallido, smunto, sucido, affumicato, e ch’avea tutta l’apparenza d’un cercantino, udendo la mia domanda e credendo ch’io volessi veramente comprare del pesce, mi si fece vicino e mi chiese s’io volea ch’egli lo portasse alla casa mia. Nel volgermi a lui in atto di rispondergli, s’arretrò precipitosamente e sciamò in tuono di stordimento:

— Santo Dio, chi vedo! Lorenzo da Ponte! — Durai gran fatica a ravvisarlo; ma, dopo averlo ben bene guardato, mi parve di riconoscerlo, e con [tari stordimento ho proferito il suo nome. Non m’ingannai. Era il fratello di quella donna ch’io aveva amata tre anni interi piú della vita, e per la quale rinunziato avea alla bellissima Matilde e all’amabile figlia del «cercantino onorato». Lo stato, in cui vidi quel miserabile, destò tutti i sentimenti di caritá e di pietá nel mio cuore, e dimenticai in un momento, co’ capricci e le follie del fratello, tutti i delitti e l’ingratitudine della sorella. Vedendolo quasi ignudo, senza cappello in testa né scarpe a’ piedi, gli gettai addosso il mantello mio, lo feci entrar in una gondola meco e lo condussi alla mia locanda. Diedi ordine al barcaiuolo di andare da un rigattiere e di far che porti degli abiti a quell’albergo. Condussi intanto quell’infelice neUa mia stanza, gli feci bere del vino per dargli spirito e forza, gli diedi calze, scarpe, camicia e calzoni onde coprirsi, e, lasciandolo solo nella mia camera finché si lavasse e abbigliasse, andai a vedere se il rigattiere era giunto. Non tardò molto a venire. Comperai da quello tutto ciò che credeva poter occorrere in quel momento, e tornai nella stanza mia, dove trovai quello sventurato in un altro aspetto. S’era non solo lavato, ma sbarbato, e, quando gli diedi il rimanente de’ vestiti che portati avea il rigattiere, non so dire veracemente se la sua contentezza fosse maggiore o la mia. Feci portare diversi cibi e diversi liquori, e lo pregai di sedere, mangiare e bere con me. Cominciò piú volte a parlare; ma egli era