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venticinque ghinee alla servetta, il fulgor delle quali stuzzicò talmente l’appetito d’un vecchierello, che la sposò. Martini nulladimeno lasciò la mia casa, andò a star colla Morichelli.

e la nostra lunga, dolce ed invidiata amicizia si raffreddò. Il secondo atto dunque fe\Y Isola del piacere fu fatto interamente nell’isola del ghiaccio; e mi parea, nel comporlo, scrivere per Righini, non per Martini, o pel compositor della Cosa rara. Accrebbe di molto la mia freddezza certa pretesa insensata della prima donna, che, avendo rappresentato con grande effetto a Parigi Mina pazza per amore, volle a forza, nel secondo atto di quest’opera, una scena da pazza, che c entrava appunto com< Pilato nel Credo. Cadde perciò tutto lo spettacolo, e non bastarono a salvarlo alcuni bei duetti ed alcune belle arie, che assai piacevano e per la musica e per le parole. Credo eh una di queste meriti d’esser letta: ardisco perciò inserirla nelle mie Memorie.

Gira, gira intorno il guardo; mira il ciel. la terra, il mare: armonia tutto ti pare ciò erre in terra, in cielo, in mar.

Quelle stelle tanto belle stanno in dolce amico accordo ; quegli augei, se non sei sordo, non fann’altro che cantar. Il variar delle stagioni son concerti belli e buoni : canzonette son que’ fiori, minuetti que’ colori, queU’aurette, quelle fronde, e quegli árbori e quell’onde son rondò della natura, e il sol batte la misura coll’eterno suo rotar. E noi tutti che mai siamo? Piffaretti, clarinetti, tamburini, violini, e fagotti e chitarrini,