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Venere la beltá, Mercurio l’arte, il senno Giove, e dièr ior grazie a lei Febo, Cintia, Giunon. Fallacie e Marte. Deh! perché Amor non fu tra gli altri dèi! Che s’ei nel gran lavoro avea sua parte, l’intero paradiso era in costei.

Gli lessi con enfasi il mio sonetto, ad ogni verso del quale parea rapito. Lo copiò vagamente, e dopo mille ringraziamenti mi pregò di non lasciarmi vedere dalla sua bella, perché non sospettasse che fosse lavoro mio. Mi regalò un bellissimo orologio con catena e sigilli d’oro, ch’io vendei a Rotterdam per duecento fiorini, che fur per me duecento angeli di paradiso, e mi promise di scrivermi l’effetto a Brussdles, per dove io credeva dover passare nel mio viaggio a Parigi 1 >.

Non fui però che poche miglia lontano da Spira, quando, fermatomi, ad un’osteria per dar riposo a’ cavalli, udii l’infelice novella dell’incarceramento della regina di Francia e dell’arrivo deH’armate francesi a Magonza Dopo brevi riflessi, risovvenendomi del consiglio di Casanova e accordandosi questo col desiderio della mia sposa, presi sul fatto la risoluzione d’andar a Londra invece d’andare a Parigi, e pigliai la strada d’Olanda. Da Spira a Londra nulla m’occorse d importante nel mio viaggio, se si eccettui il rischio eminente, in cui mi trovai, di vedermi rapir la mia donna. Arrivati a certa osteria (non mi ricordo bene quanto distante da Spira) poche ore prima di sera, ci fermammo alcuni minuti per dar la biada a’ cavalli. Nella stanza, dov’eravamo seduti, stavano a un tavolino due omacci di brutto cello, tracannando a iosa de’ gran bicchieri di vino. Ci gettarono questi gli sguardi addosso, e, credendo forse che nessuno di noi intendesse il tedesco, parlavano in questo linguaggio tra essi; e, sebbene tutto non capissi quel che dicevano, tra me e la mia compagna comprendemmo abbastanza per capire che (1) Mi scrissero entrambi e seppi ch’eran felici.