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dittonghi. 3


μ e ν non hanno mai suono nasale in fine ad una sillaba: ὄν non si pronunzia on, ma onn, (breve) nè la μ di ἔμπλεως (pieno) si pronunzia come la m della parola impiego ma emmpleôs etc.

σ, al principio delle parole si pronunzia come l’s italiano.

τ, seguita da ι non produce mai il suono di s dolce.

χ è aspirata, kh, e dobbiamo studiarci di farne sentire la differenza da k non aspirata, pronunziandola presso a poco come i Tedeschi il loro ch.

§4.


Per iscrivere le cinque vocali, i Greci usano sette segni; quattro per le due vocali e e o, poiché pongono una differenza fra l’e breve, ε, e l’e lunga, η, fra l’o breve, ο, e l’o lunga, ω.

L’υ o y, che noi chiamiamo anche l’i greco, non ha questo suono, ma quello dei nostro u.

§5.


dittonghi.


Nel greco le vocali ι e υ facilmente si confondono con le vocali che le precedono, in una sola emissione di voce, formando cosi quello che si chiama dittongo (da δίς, bis, e φθόγγος, sonus, «vocale a doppio suono»). Così le vocali

αι, ει, οι,
αυ, ευ, ου,
ηυ, ωυ, υι

non fanno che una sola sillaba, che bisogna sforzarsi di pronunziare confondendo più che si può i due suoni differenti.

Αι si pronunzia e; esprimendo i latini questo dittongo per ae, e l’ι in un caso analogo (§6) disparendo affatto da lato di α, si farà bene a pronunziare αι semplicemente e, come l’ai de’ francesi.