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Quando la tua sorella Aurora, già sazia di sogni,
2ebra di baci, tutta umida di rugiade,
come cerbiatto ignaro d’insidie ne’ vergini boschi,
4pronta a le soglie balza con lieto ardire,
tu non il suo chiamare, o Ippolita, odi. Il mio petto
6ben del tuo dolce capo teneramente premi.
Premi il mio petto, e dormi. Qual s’apre or ne l’intimo foco
8de la tua vita e sorge misteriosa imago.