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elegìe romane 11


parvemi quel palagio ch’eletto avrei agli amori
     22nostri; e il desio mi finse quivi superbi amori:

fulgidi amori e lussi mirabili ed ozii profondi;
     24una più larga forza, una più calda vita.

Sonvi — dicea la folle Chimera il cuor mio torcendo —
     26sonvi più dolci frutti, altri ignorati beni!

Datemi — il cuor dicea — voi datemi, occhi soavi,
     28la mai goduta ebrezza, lo sconosciuto bene!

Alta dal cuor balzavami l’anima. A sommo de l’erta,
     30in su ’l quadrivio, argute risero le fontane.

Freschi dal Quirinale co ’l vento mi giunsero effluvi:
     32rosea m’apparve, al fondo, Santa Maria Maggiore