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e pe’ leggeri intrichi pampinei l’isole e i golfi
     10s’intravedeano splendere: Puteoli

cerula su ’l lunato azzurro, ove l’Ibi migrante
     12agile tra le corna scese de’ bianchì buoi,

Baja voluttuosa, e il tumulo ingente che Enea
     14diede a Miseno, e l’alta Cuma che udì gli ambigui

carmi fatali, e il lido lacustre che l’orme sostenne
     16d’Ercole dietro il gregge pingue di Gerione:

plaghe da gli Immortali dilette, ove (come in profondi
     18talami cui piacciansi premere amanti umani)

gli incliti corpi ambrosii giacendo lasciarono impronte
     20sacre, vestigi eterni de la Bellezza prima.

Quella che al fianco m’era — Non senti — mi disse — la nostra
     22felicità salire? Tutte le cose belle