Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 30 — |
è chiesto a costoro la vita, che cosa si promette ai reduci? E più segnatamente che daremo a quell’esercito di lavoratori, scacciati dalle nostre terre dalla fame e dalla malaria e che rispose all’appello della Patria ed accorse dai remoti esilii a versare il suo sangue generoso..., bello glebaque superbus — per riabilitare in faccia al mondo l’Italia ed in faccia alla Nazione... l’Homo meridionalis? Questi, nell’avversità diuturna della terra, che lo condannava alla decadenza; dopo aver lottato silenziosamente tra la malaria e la miseria; dopo aver portato oltre i contini della Patria la manifestazione magnifica della sua esuberante vitalità..., ritornò a rinverdire in una primavera improvvisa la grande tradizione dell’antico valore italiano!
Pertanto, la riforma larga e democratica della vita dei nostri contadini non potrà ancora una volta essere evitata e rinviata. Essa va dalla redenzione igienica a quella economica «Sanatorii Popolari» e la «terra ai contadini»: tali i due pilastri della grande, auspicata riforma, che la guerra ha reso necessaria; tali i due capisaldi della nostra opera di propaganda all’interno!1.
- ↑ «Resistere ed insistere!». Mentre i medici militari al fronte o nell’interno continuano a profondere l’opera loro nobilitando il valore del tecnico con l’ardore del patriottismo, il medico, che resta a contatto col popolo, può molto, anzi moltissimo, nel tonificare lo spirito nazionale. La sfera speciale di attività gli conferisce il privilegio felice di addentrarsi nell’intimo di ogni strato sociale, epperò gareggiare col maestro come opera di propaganda.