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Tra le cause localistiche è da mettersi anzitutto la trincea, ambiente malarico per eccellenza1. Ma v’hanno nel presente conflitto «speciali condizioni», che dànno alla infezione malarica, che

    zontolitico del siero di sangue, o meglio ha virtù profilattica solo in condizioni normali dell’organismo. Diminuita la resistenza organica, tutte le citate cause, isolatamente o complessivamente, esercitano una influenza diretta sullo sviluppo della malaria, sia determinando nuove infezioni, sia contribuendo ad aumentare i momenti patodinamici che esaltano la virulenza della «malaria latente» largamente diffusa fra molti gruppi di soldati. È da aggiungersi, infine, fra le cause predisponenti la mancanza di istruzione e di conoscenza delle cause della malaria e dei mezzi di profilassi e di cura.
    Da queste note epidemiologiche della nostra malaria di guerra ci è dato desumere due conclusioni profilattiche: 1. Il Chinino non impedisce l'infezione negli individui depressi dallo strapazzo e da tutte quelle condizioni che diminuiscono la sua resistenza organica; 2. È la profilassi anti-anofelica quella che preserva sicuramente l’uomo dalle febbri.
    Quindi, il primo mezzo di profilassi contro la malaria è quello non farsi pungere dalle zanzare (Terni).

  1. Dopo la trincea, tutte le acque stagnanti: nei fossati, negli scavi di prestito, nelle buche talvolta enormi prodotte dallo scoppio di grossi proiettili. Inoltre: tutti i terreni umidi, tutti i movimenti del terreno, che alterano il regime idraulico di una determinata superficie: (camminamenti, piazzole, canali). Ancora: l’abbandono dell’agricoltura nelle zone di operazioni, per cui le acque restano ostacolate nel loro deflusso.