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La gravità di questa pandemia è data da un complesso ben determinato di fattori individuali e localistici, che hanno creato e mantengono tuttora elevata una densità malarica nel nostro esercito, caratteristica delle pandemie di guerra. Sta fra i fattori predisponenti in primo luogo, come sostrato di tutte le infezioni, lo strapazzo fisico. Tutte le malattie, più o meno, possono essere favorite nel loro decorso dallo strapazzo, ma è stata dimostrata specialmente nella presente guerra, combattuta da uomini per età e condizione fisica non tutti allenati ai disagi, l'intimità dei rapporti fra strapazzo e malaria. La diminuita resistenza organica dei soldati in trincea, denunziata dai
gue — (del sangue più puro della gioventù italiana!) della valle del medio e basso Isonzo; tutta la bassa pianura della Venezia Giulia, lungo il cammino glorioso delle nostre truppe da Cervignano, Monfalcone alle pendici del Carso; tutta la bianca laguna di Grado, in cui acqua e terra sembrano sovrapporsi o compenetrarsi per lasciare il predominio all’acqua e la libertà agli... anofeli di crescere e moltiplicarsi; tutta questa zona fluviale e marittima, testimone dell’epico eroismo dei nostri soldati, fu assicurata con una opportuna profilassi contro gli attacchi del plasmodio malarico. Costituito l'organismo della difesa terrestre e marittima, il Comando si trovò di fronte a questo primo nemico interno da debellare. Occorrevano persone e mezzi adatti; bisognava iniziare la profilassi individuale; bisognava curare le prime manifestazioni della malattia: tutta una somma di lavoro, che veniva sottratta all’attività guerresca. E la complessa operosità sanitaria dove-