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capitolo iv. 49

vostro, crederei fosse mestieri rammentarvi, come i nostri avi per le loro virtuose operazioni fecero salir tant’alto la gloria della patria che l’universo ne restò abbagliato; nè poterono le tenebre e le sventure di dieci secoli spegner gli ultimi regni di tanta luce. Come costoro che d’oltremonti ora vengono a bersi il sangue italiano, e non contenti, aggiungono lo scherno all’offesa, tremavano allora al solo nome romano. Vi direi che tant’oltre è giunta ormai questo loro sfacciata insolenza, che dopo d’avere strappato, e con quali arti, sallo Iddio, la gloriosa corona che faceva Italia regina dei popoli, ed era stata compra con tanti sudori e tanto sangue, par loro non aver fatto nulla finchè ci vedono una spada in mano ed una corazza sul petto, e vorrebbero torci perfino di poter combattere e morire in salvazione dell’onor nostro.

— Vi direi, su dunque! Andiamo, corriamo tutti, si piombi su questi ingordi ladroni sprezzatori d’ogni diritto; e ben veggo ne’ vostri sguardi che le mie parole sarebber tarde a fronte delle spade italiane.... Ma invece.... l’ufficio di condottiero, duro pur troppo in così grave occasione, mi comanda di porre un freno al vostro valore, e m’è forza il dirvi che tutti non potete combattere, e converrà concedere a poche spade la gloria della nostra vendetta. Il magnifico Consalvo, dovendo con forze minori sostenere i diritti del re cattolico, non consentirebbe che il sangue dei suoi soldati si spargesse per altre cagioni. Per dieci uomini d’arme otterrò, spero, salvacondotto, e campo franco. Senza metter tempo in mezzo, vado, ed ottenuto che l’abbia, ritorno. Intanto ognuno di voi scriva su un foglio un nome: a Consalvo la scelta. Ma prima dovete giurare di stare a quanto verrà da lui stabilito.

Il discorso fu accolto con un bisbiglio d’approvazione, e tutti giurarono. Furono scritti i nomi e dati

Ettore. 4