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304 conclusione.

dal campo era stata portata al monastero, accompagnandola fra Mariano, onde seppellirla nella notte).

A. S. Orsola? come, così presto? dunque non ha avuto male? dunque sta bene?

— Sì, sta bene.

Fieramosca aprì le braccia (tanta fu la piena dell’allegrezza) come per abbracciar Vittoria, ma invece posto a terra un ginocchio, presale una mano vi stampò baci di gratitudine, che valevan più di mille parole.

Poi s’alzò come fuor di se e se n’andava senza dir altro per correre a S. Orsola; si fermò un tratto guardandosi sul petto, e tornò indietro.

— Vedete, signora, diceva sorridendo con una cotal trepidanza; vedete questa tracolla azzurra? me l’ha data essa.... oggi un colpo di spada, trovando la corazza che consentiva di sotto, l’ha tagliata in due.

In così dire scioglieva il nodo che avea fatto coi due capi onde non cadessero.

— Son troppo ardito, lo so, ma in grazia, vi increscerebbe racconciarla tanto che Ginevra non s’avvedesse ch’è tagliata? Sel torrebbe, poverina, a mal presagio... direbbe: non sapevi coprirla collo scudo...?

Vittoria s’avviò volentieri alle sue camere a prender ciò che bisognava, contenta di potersi togliere così un momento dal giovane e nascondergli la commozione che provava nel veder la sua ingannevole fiducia. Tornò più rinfrancata e si pose a racconciar la tracolla, e tenendo il viso basso, Fieramosca non s’accorse di nulla.

— Appena, diceva questi sorridendo mentre l’altra lavorava, appena si conosce più di che colore ella sia... ha passate di gran fortune.... m’è stata compagna al male, ora lo sarà al bene. Sapete da quanti anni non la lascio mai?... l’ho salvata in tante battaglie, ed oggi!... quando tutti i miei dispiaceri si volgono in allegrezza.... me l’hanno da aver guastata! Chi credes-