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capitolo xviii. | 265 |
— Dov’è Ginevra? è inferma? che le è accaduto? Presto, presto, andiamo da lei.
— Presto, dai Colonna invece, non s’aspetta altri che te, Ginevra sta bene e la vedrai poi.
— Bene, l’ho caro; ma andiamo da lei.
— Ma non t’ha detto Zoraide che domani si combatte?
— Si combatterà, ma ora, in nome di Dio, conducimi da Ginevra....
— Ora non la puoi vedere, nè per tutt’oggi....
— Ed io ti dico....
— Ma se non mi dai retta e non mi lasci parlare, non la finiremo mai.... Dunque devi sapere (e tutto questo è per parte sua: non che l’abbia veduta, ma me l’ha fatto dire, onde lo dicessi a te) essa dunque sta bene, la signora Vittoria l’ha accolta e ristorata, e prestatole quegli amorevoli uffici che richiedeva il suo caso, e non le manca nulla: ti prega di non aver per oggi altro pensiero, nè cercar di vederla; che ponga l’animo in quiete, combatta domani da par tuo, ti ricordi dell’onore italiano, di tutto quel che tante volte avete parlato insieme su tal proposito, e ch’essa prega Iddio per la nostra vittoria....
— Ma oh! perchè non l’ho io a poter vedere?... qui c’è sotto qualche cosa.
— Ed io ti dico che non c’è sotto nulla: se ti volessi dire come andò tutto il precipizio di ieri, davvero non potrei, che neppur io lo so: ma ti basti, in nome del cielo! per ora di saperla salva, il di più lo vedremo dopo la battaglia; e ora non è tempo da pensare ad altro...... Andiamo, che il signor Prospero e tutti gli altri aspettano ed hanno già domandato di te, e molto si maravigliano de’ fatti tuoi, che vai attorno in questi momenti... Andiamo, un po’ d’animo! Sei pur stato uomo sempre! ed è pure una vil cosa che ti metta sotto i piedi l’onore e ’l nome di quel gran soldato che sei!