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264 | ettore fieramosca |
avendo radunati i tredici Italiani, ne rivedevan minutamente l’arme, le bardature, i cavalli, onde per l’indomani si trovassero in assetto, e non vi fosse parte dei loro arnesi che non fosse a prova.
Brancaleone, che aveva avuto avviso di questo ritrovo, vi avea mandato i suoi scudieri e quelli di Fieramosca coi cavalli e l’armi. Ma il loro padrone mancava, ed alle interrogazioni di tutti rispondevano dicendo che non s’era veduto e che di più non sapevano.
Prospero Colonna udì queste novelle con maraviglia, che si cambiò presto in ira; onde quando comparve Brancaleone, domandò con volto severo:
— E dov’è Fieramosca, che non compare?
— Eccellenza! rispose Brancaleone: sarà qui a momenti, il suo indugio non è volontario.... un caso improvviso e d’importanza....
— Qual cosa vi può essere per lui più d’importanza che la faccenda di domani? Non avrei creduto che potesse avere adesso altro pensiero.
Fanfulla che, ricordando i casi della sera scorsa, voleva trovar qualche verso d’avviare il discorso in modo da poterne parlare, disse ridendo:
— Eh! stanotte avrà ballato troppo, o avrà trovato qualche chiodo nuovo per cacciare quello vecchio, e allora si sa che alzarsi troppo presto rincresce....
— Avrà trovato il canchero che Dio ti dia, riprese Brancaleone, credi tutti pazzi come te? — Vi dico, eccellenza, che non dubitiate, e sull’onor mio sarà qui fra poco, anzi andrò io stesso a sollecitarlo.
Pensò questo partito esser il più sicuro, poichè, per quanto si fidasse di Zoraide, dubitava che qualche nuovo ostacolo lo avesse potuto impedire. S’avviò al porto, per far un’altra volta il viaggio dell’isola; entrato in barca, al momento di staccarsi dalla riva, usciva di dietro al molo un battello nel quale con grandissima allegrezza scorse Ettore, che vedutolo venne a lui, e saltato a terra subito gli domandò: