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capitolo xvii. 249

me che col perdono è scritta nel libro eterno la vostra eterna salvezza, se con un solo atto d’amore sapete comprare un tanto premio: il divin sangue del Verbo scenda sull’anima vostra come celeste rugiada, ne lavi ogni macchia, v’infonda pace, allegrezza, e dolore d’aver offeso chi lo sparse per voi, vi dia vigore a respingere, a sprezzare gli assalti del nemico che vuol la vostra rovina.

— Oh padre mio! disse Ginevra, tutta compresa di venerazione per le parole che udiva, Iddio parla per bocca vostra: dunque ancora posso sperare, e non sono abbandonata per sempre?

— No, anima benedetta! anzi quanto più duro è il combattere, tanto sarà più gloriosa la palma. Ma ora che Iddio vi dà grazia e tempo di conoscere le vostre colpe e le sue misericordie, pensate a non tornar addietro, e ricordatevi di ciò ch’egli dice: sarebbe stato meglio per loro non conoscere le vie della giustizia che il ritrarsene dopo averle conosciute. Chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro non è degno della mercede. — L’immagine di quell’uomo non può uscirvi dal cuore? Vedete dove avevate poste le vostre speranze, da chi aspettavate gioja e conforto! Vedete per chi avete sprezzato l’amore del vostro Dio! Per uno che, quella fede mondana e colpevole che v’avea data, neppure ve l’ha saputa serbare, che ad un soffio s’è volto altrove senza curarsi di voi. Così attiene il mondo le sue promesse; e non ostante sprezzate, per seguirlo, le promesse immancabili dell’Eterno! e quando egli vi fa toccar con mano la vanità de’ vostri desiderii, quasi vi sdegnate, invece di prostrarvi innanzi a questo miracolo di bontà?

Non potete perdonare a colei? E in che v’offese? Prima, nè pur vi conosce: poi è donzella libera, può attendere senza delitto a questi pensieri. Oh! quanto dovreste piuttosto amarla, ed adorare in lei lo stro-