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214 | ettore fieramosca |
zi: l’altra barca, accorgendosi del loro disegno, si mise presto a fuggire; ma ai persecutori parve triplicato il vigore; visibilmente diminuisce lo spazio che separa i due battelli; già si possono udir le parole dall’uno all’altro; già Fieramosca alzandosi quanto può, senza lasciar il remo, scorge una donna stesa a poppa con due uomini che la guardano, e grida: Traditori! con un ruggito che rimbomba entro le mura del monastero.
Andiamo, andiamo, voga, arranca, dicevan tutti insieme affannati e co’ denti stretti, ma già quasi colla propra toccano la poppa nemica. Ettore presto come il baleno lascia il remo, e colla spada in alto si lancia fra i nemici che spingendo l’arme innanzi l’aspettavano bene apparecchiati. L’urto, che dovette dar al suo battello per ispiccare il salto, lo fece rimaner addietro dall’altro, onde si trovò solo e ricevette nel busto e nel capo parecchi colpi, dai quali lo scamparono il giaco e la cervelliera. Ma già i suoi compagni, vedutolo in tanto pericolo, lo avevan raggiunto. Pietraccio che si trovava più vicino salta il secondo, ma non fu appena ove credeva trovare il Valentino, che un colpo di remo sul capo lo batte in terra tramortito. Inigo e Brancaleone sono accanto ad Ettore e combattendo in tanta strettezza spada a spada (e tutti la sapean maneggiare), ne essi potean molto nuocere ai nemici, e nè pure riceverne gran danno, avendoli di fronte ristretti nel fondo della barca; onde a vicenda si davano e si ribattevano colpi e stoccate con grandissima prestezza, ed in questa confusione facendo barcollare il battello andavano ora di qua ora di là a rischio di farlo rivoltare.
I compagni di Pietraccio non avean potuto venir avanti a combattere, che il luogo non capiva più di tre uomini di fronte; ma non perciò furono inutili. Presero la donna rimasta a poppa, e di peso la portarono nella loro barca. Della qual cosa accortisi i tre