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capitolo xiii. 183

in parole, quanto concepite col cuore e cogli affetti, a poco a poco la ritornavano in calma.

Come tutte le antiche immagini, il volto di quella Madonna mostrava una cotal mestizia tanto divina ed augusta, che sembrava alla travagliata giovane sentisse pietà del suo dolore, e persino a forza di fissarvi lo sguardo, le parve scorgere come un balenamento negli occhi, che l’empiè d’un santo terrore; pure in parte la riconfortava. — Vergine santa e gloriosa! diceva alfine con piena d’affetti: Chi son io per meritare la tua pietà? Eppure chi m’ajuterà se tu non m’ajuti? Ecco a’ tuoi piedi i miei affanni; vedi ch’io non reggo a questa prova, e non valgo ad uscirne: oh Vergine mia pietosa, mettimi in cuore tanta forza ch’io possa ciò che pur vorrei! — E cogli occhi sempre fissi in quella, e, sgorgando lagrime che le bagnavano le gote ed il seno, stette così lungo tempo quasi ponendosi sotto la protezione di colei che vuol esser chiamata madre e consolatrice degli afflitti: e scorgeva alla prova quanto, a chi in terra ha perduto tutto e persin la speranza, possa giovar ancora volgersi al cielo.

Le ritornavano alla memoria tutte l’ore del viver suo, le innocenti gioie dell’infanzia, gli affetti della giovinezza, le prime parole d’amore udite, i primi rimorsi provati, poi tutta la farragine di pene e di guai venutale addosso dopo preso marito; considerava quali fossero stati questi suoi ultimi anni, in una vicenda continua di poche gioje (e queste tutt’altro che pure) e di tante amarezze e sì cocenti rimorsi. Ed ora per soprappiù vedeva come un lungo sogno che si scioglie, dileguarsi persino la certezza della quale s’era fino a quel tempo nutrita che Ettore non fosse mai per cambiarsi a suo riguardo. E quando scossa da tanti colpi, e quasi volendo seguir la voce di Dio che la chiamava, pure non le pareva possibile di risolversi, ecco la volontà divina parlar più alto, e porla quasi