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tando con impazienza il momento di saper qualche cosa; esso, Zoraide, ed i loro vicini avean visto il trambusto nel palco de’ cavalieri e dei capi, poi i primi uscire e spargersi per l’arena; la festa pareva interrotta; non vedevan comparire altro toro e gli uni agli altri si domandavano che cos’è stato? che cosa è accaduto? sempre senza ottener risposta: alla fine da un lato v’è chi comincia a dire: Si vuol combattere la sfida fra Italiani e Francesi, ora in questo steccato. Oh giusto! dice un altro, non vedi che Fieramosca è là seduto inchiodato nel palco, ed a veder come parla con quella giovane, pare che pensi a tutt’altro che alla battaglia. Zoraide l’udì e diede un sospiro. Si volse un terzo dall’altra parte: Dicono che il capitano francese ha sfidato Consalvo, e chi di loro ammazza il toro bandito ch’è venuto da Quarato avrà vinta la guerra e sarà signore del reame. Intanto molti uomini che si davan da fare intorno al rimessino, pareva si preparassero a far uscir fuori un altro toro. Si vedeva da un canto Diego Garcia col suo spadone sulla spalla attorniato da molti che mostravan parlargli tutti insieme e con gran prestezza, come se lo volessero persuadere di qualche cosa, ma sulla sua fronte animosa che appariva al di sopra di tutte l’altre si leggeva anche lontano l’irremovibil proposito di compiere quanto aveva promesso, quantunque il rischio fosse grandissimo. Poco più lungi La Motta aveva intorno i suoi Francesi che lo confortavano a non vituperarli.

Intanto uno fra gli spettatori che sedevano ai gradi più bassi, e si trovava aver finito allora un discorso con Veleno che gli era accosto, disse volgendosi a Gennaro: Dice quest’uomo dabbene che que’ signori laggiù voglion fare a chi vuota un boccal di greco tutto d’un fiato in faccia al toro. Molti risero a questa sciocchezza; ma le risa si quietaron tosto quando si vide che i sergenti guidati da Fanfulla facean