Pagina:D'Azeglio - Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta, 1856.djvu/133

130 ettore fieramosca

è il dovere d’un par vostro? Credete che avrei faccia di proporvi una ribalderia come codesta? Non mi conoscete. La persona di cui si tratta, non è nè monaca nè conversa, ed ha tanto che fare col monastero quanto ci ha che fare il mezzo barile che vi tenete al fiato: Dio vi benedica! e ben si vede che siete un uomo dabbene, e sapete che quando si può andar a bell’agio, è matto chi corre; quando si può dormir al coperto con mezzo bicchier di buon greco, è pazzo chi dorme alla frasca, a stomaco freddo; e chi può guadagnarsi cinquecento fiorini senza una fatica, coll’onor del mondo, e colla grazia di Dio, deve pensare che queste fortune non cascano in bocca ogni giorno come i fichi fiori.... Ora se volete far senno sarem d’accordo, e risolvete, chè questi cavalleggieri non dovrebbero tardar molto.

La virtù di Martino, come quella della maggior parte de’ galantuomini, era capace di transazione, onde rispose:

— Quando non si trattasse di monache, sarebbe un altro discorso.

Mentre D. Michele, pensando se dovesse allora svelar a Martino qual era la donna che intendeva rapire, soprastava alquanto prima di parlare, una mischia insorta all’uscio della camera fra due soldati ed una vecchia interruppe il loro ragionamento.

— C’è il diavolo che ti strangoli, gobba maladetta; c’è chi ci dev’essere, ed il Conestabile ha altro in tasca che dar retta a te.

Così gridava uno di que’ soldati, tentando di impedir l’ingresso ad una vecchia di picciola statura, scrignuta e con due occhi di madreperla orlati di scarlatto. Era più che mezza entrata, ma il soldato la teneva ancora afferrata dove il collo s’attacca al busto tirando la pelle in modo che le torceva la bocca tre dita da quella parte. La vecchia dette nella mano che