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capitolo i. 9

del monte Gargano, sulla cui vetta andava morendo l’ultimo raggio del sole cadente.

Nello spazio frapposto veleggiava chetamente un legno sottile; e si volgeva tratto tratto per cercare il vento che soffiava incostante in quel golfo, increspando qua e là a lunghe strisce la superficie del mare. La distanza tuttavia della nave e la dubbia luce del crepuscolo non lasciavano distinguere qual fosse la sua bandiera.

Uno spagnuolo che insieme con molti soldati era presso alla riva, la guardava fisso aguzzando le ciglia ed attorcigliandosi certi grandissimi baffi più bigi che neri.

— Che cosa guardi che sembri una statua, e non dai retta a chi discorre con te?

Quest’apostrofe d’un soldato napoletano, che non avendo ottenuta risposta ad una prima domanda, se l’aveva per male, non mosse nè punto nè poco l’imperturbabile Spagnuolo. Alla fine con un sospiro che pareva uscire più da un mantice che dal petto d’un uomo, disse:

Voto a Dios que nuestra senora de Gaeta, che manda buon vento e buon cammino a tanti che la pregano in mare, potrebbe mandar ora questa fusta a noi che la preghiamo in terra, e non abbiamo da metter sotto i denti altro che il calcio dell’archibuso! Chi sa che non porti grano e provvisioni a quei descomulgados di Francesi che ci tengono stretti in questa gabbia per farci morir di fame...1 Y mala Pasqua me de Dios y sea la primera que vinere, si a su grazia el senor Gonzalo Hernandez quando ha ben pranzato e meglio cenato gl’importa di noi più che del2 cuero de sus zapatos.

  1. E Dio mi dia mala Pasqua, e sia la prima che verrà, ec.
  2. Del cuojo delle sue scarpe.