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annali d’anna. 39

Il sole vi s’indugiava dalle prime ore antimeridiane alle prime ore del pomeriggio. Ogni estate la pianta dava fiori.

Anna, nella nuova vita, nella nuova casa, a poco a poco si sentì sollevare e rivivere. La sua naturale inclinazione all’ordine si dispiegò. Ella attendeva a tutti i suoi uffici tranquillamente, senza far parole. Anche, in lei la credenza nelle cose sopranaturali ingigantì. Due o tre leggende s’erano per antico formate su due o tre luoghi della casa Basile e di generazione in generazione si tramandavano. Nella camera gialla del secondo piano abbandonato viveva l’anima di Donna Isabella. In un ricettacolo ingombro, dove una scala discendeva a gomito sino a una porta che non s’apriva da tempo, viveva l’anima di Don Samuele. Quei due nomi esercitavano un singolar fascino su i nuovi abitatori, e diffondevano per tutto il vecchio edificio una specie di solennità conventuale. Come poi il cortile interno era circondato di molti tetti, i gatti su la loggia si riunivano in conciliaboli e miagolavano con una dolcezza inquietante, chiedendo ad Anna li avanzi del pasto familiare.

Nel marzo del 1853 il marito di Donna Cristina morì d’una malattia urinaria, dopo lunghe settimane di spasimi. Egli era un uomo timorato di