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328 | la guerra del ponte. |
popolare ed entrò in città; e, poichè il Palazzo era chiuso, si fermò dinanzi alla Delegazione. Dieci nominati a voce dal popolo salirono insieme col Prefetto, per parlamentare. La turba occupò tutta la via. Impazienze qua e là scoppiavano.
La via era angusta. Le case riscaldate dal sole irraggiavano un tepor dilettoso; e non so qual lenta mollezza emanava dal cielo oltremarino, dall’erbe fluttuanti lungo le gronde, dalle rose delle finestre, dalle mura bianche, dalla fama stessa del luogo. Ha il luogo fama d’albergare le più belle popolane pescaresi: vive e di generazione in generazione nella contrada si va perpetuando una tradizion di beltà. La immensa casa decrepita di Don Fiore Ussorio è un vivaio di bimbi floridi e di fanciulle leggiadre; ed è tutta coperta di piccole logge che sono esuberanti di garofani e che si reggono su rozze mènsole scolpite di mascheroni procaci.
A poco a poco, le impazienze della folla si placavano. I parlari oziosi propagavansi da un capo all’altro; dall’uno all’altro bivio.
Domenico di Matteo, una specie di Rodomonte villereccio, motteggiava ad alta voce sull’asinità e l’avidità dei dottori che facevano morire li infermi per prendere dal Comune una maggior mercede.