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322 la guerra del ponte.

scomparso dalla città, accennava a scomparire anche dalla marina dove soltanto alcuni vecchi invalidi erano morti. Tutti i cittadini, fiorenti di salute, amavano riprendere le consuete fatiche.

I tribuni sorsero: Francesco Pomárice, Antonio Sorrentino, Pietro D’Amico. Per le vie la gente si divideva in gruppi, ascoltava la parola tribunizia, applaudiva, proponeva, gittava gridi. Un gran tumulto andavasi preparando fra il popolo. Per eccitazione, taluni raccontavano il fatto eroico del Moretto di Claudia. Il quale, preso dai lanzichenecchi a forza e imprigionato nel lazzeretto ed ivi trattenuto per cinque giorni senz’altro cibo che pane, riuscì a fuggire dalla finestra; passò a nuoto il fiume, e giunse tra i suoi grondante di acqua, alenante, famelico, raggiante di gloria e di gioia.

Il sindaco, nel frattempo, sentendo il mugolío precursore della tempesta, si accinse a parlamentare co ’l Gran Nimico castellammarese. È il sindaco un picciolo dottor di legge cavaliere, tutto untuosamente ricciutello, con omeri sparsi di forfora, con chiari occhietti esercitati alle dolci simulazioni. È il Gran Nimico un degenere nepote del buon Gargantuasso; enorme, sbuffante, tonante, divorante. Il colloquio avvenne in terra neutrale; e