Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/326

318 la guerra del ponte.

vano ch’ella uscisse. Quando la rividero incolume, si precipitarono per la porta; vollero anch’essi bere e mangiare.

Le cucine sono in un vecchio teatro scoperto, nelle vicinanze di Portanova. Le caldaie bollono nel luogo dell’orchestra, il fumo invade il palco scenico: tra il fumo si vedono al fondo le scene raffiguranti un Castel feudale illuminato dal plenilunio. Quivi, su ’l mezzodì si raccoglie in torno a una mensa rustica la tribù dei poveri. Prima che l’ora scocchi, nella platea s’agita un brulichio multicolore di cenci e si leva un mormorio di voci roche. Alcune figure nuove appaiono tra le figure già cognite. Io amo una tal Liberata Lotta di Montenerodòmo, che ha una mirabile testa di Minerva ottuagenaria, piena di regalità e di austerità nella fronte, con i capelli tutti tesi in su ’l cranio come un casco aderente. Ella tiene fra le mani un vaso di vetro verde; e resta in disparte, taciturna, aspettando d’essere chiamata.

——

Ma il grande episodio epico di questa cronaca del cholèra è la Guerra del Ponte.

Un’antica discordia dura tra Pescara e Castellammare Adriatico, tra i due comuni che il bel fiume divide.