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314 la guerra del ponte.

loro frutti, cominciarono i timori e i sospetti a dileguarsi; poichè oramai eran diminuite pe’ i Governanti le opportunità di spargere il veleno.

Grandi piogge beneficatrici caddero su le campagne. Il terreno ora, nutrito d’acqua, andavasi temperando pe ’l lavoro dell’aratro e per la seminazione, co ’l favore dei dolci soli autunnali; e la luna ne ’l primo quarto influiva su la virtù dei semi.


Una mattina, per tutto il territorio si sparse d’improvviso la voce che a Villareale, presso le querci di Don Settimio, su la riva destra del fiume, tre femmine erano morte dopo aver mangiato in comune una minestra di pasta comprata; nella città. L’indignazione irruppe da tutti li animi; e con maggior veemenza, poichè tutti oramai s’erano pacificati in una securtà fiduciosa.

‟Ah, va bbone; lu fije de Sciore nen ci ha vulute arnunzià a li ducato.... Ma a nu nen ce po fa’ niente mo, pecché frutte nen ce ne sta, e a Pescare nen ci jeme.”

‟Lu fije de Sciore joca na mala carte.”

‟A nu ce vo fa’ muri? ’Mbè, esse ha sbajate lu tombe, povere Sciurione....”

‟Addò le po mette la pruvelette? A la pa-