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la guerra del ponte. | 313 |
facendo le liste. Ah, si arricchiva, il figlio di Sciore, questa volta!
Così il fermento cresceva. Li agricoltori al mercato di Pescara nulla compravano, nè portavano mercanzia in traffico. I fichi dalli alberi, giunti a maturità, cadevano e si corrompevano su ’l suolo. I grappoli rimanevano intatti fra i pampini. I ladroneggi notturni più non seguivano, poichè i ladri temevano di cogliere frutti attossicati. Il sale, l’unica merce presa nelle botteghe della città, era prima offerto ai cani e ai gatti, per esperimento.
Giunse quindi un giorno la novella che a Napoli i cristiani morivano in gran numero. E al nome di Napoli, di quel gran reame lontano dove Ggiuanne senza pahure un dì trovò fortuna, le immaginazioni si accendevano.
Sopravvennero le vendemmie. Ma, come i mercanti di Lombardia compravano le uve nostrali e le portavano nei paesi del settentrione per trarne vini artifiziosi, la letizia del rinato mosto fu scarsa e poco le gambe dei vendemmiatori si esercitarono a danzare nel tino e poco si esercitarono al canto la bocche femminili.
Ma, quando tutte le opere della raccolta furono terminate e tutti li alberi furono spogliati dei loro